Nicoletta Poli

Nicoletta_Poli“Tutto è iniziato perché io sono freddolosa.” Comincia così il racconto di Nicoletta Poli che, già dai tempi del liceo, aveva capito che si può scovare un’opportunità dentro a ogni cosa. Grazie al suo bisogno di conforto nei gelidi inverni, decise di rendere più divertenti le boule dell’acqua calda che utilizzava come scaldino. Pensò alla frutta, soprattutto a quella estiva, e realizzò dei prototipi in gomma di svariate forme: grandi fragole, super limoni, generose albicocche da tenere sotto le coperte pensando che, in fondo, l’estate non era così lontana. Quegli oggetti incontrarono un grande visionario, Elio Fiorucci, che la chiamò e le chiese di condividere con lui ogni sua idea. La richiesta divenne per Nicoletta una sfida, che accettò con entusiasmo e un filo di timore, quello sano che serve come benzina per superare costantemente i limiti noti di ciò che si conosce. Con la luce negli occhi mi racconta degli innumerevoli esperimenti che faceva nella sua cameretta, allestita come laboratorio. Cuciva pezzi di stoffa apparentemente non miscibili che, grazie al suo estro e alla sua copiosa fantasia, diventavano qualcosa di nuovo e unico. Prendeva a martellate, con delicatezza, il velluto per creare un segnale moderno su roba quasi straniera, arrivata da una lontana tradizione. Usava chiodi, lustrini, sfere colorare e tanto altro che troviamo in genere nelle vecchie scatole del cucito o nei negozi polverosi pieni di passamaneria. Oggetti antichi, e spesso desueti, scaraventati nella quotidianità per arricchire (e divertire) un abbigliamento comodo, come i jeans, ma anche prodotti utili e funzionali come un orologio. Su questo articolo la mia memoria torna indietro, ho dieci anni e osservo la vetrina in cui è esposto l’orologio rosa con gli angioletti. Avevo insistito fino a quando mia madre, forse per sfinimento, decise di comprarmelo. Mi sentivo così bene in compagnia di quegli angioletti che sembravano custodire il mio tempo. Nicoletta fa un altro salto in avanti, siamo negli anni Ottanta inoltrati, e mi racconta del periodo in cui, accanto a Fiorucci, si occupò della comunicazione. Mi elenca un’incredibile quantità di iniziative in cui le sue idee diventarono realtà, mi descrive un periodo in cui grandi artisti come Keith Haring collaboravano assiduamente con il gruppo di Fiorucci, mi racconta del nuovo negozio in San Babila che fu ingrandito e che mi riporta indietro ancora una volta. Sono all’inizio dell’università e per me Milano era un grande parco giochi. Arrivavo da un piccolo paese di provincia e guardavo incantata tutto ciò che mi girava intorno, chissà che non ci fossimo già incontrate. Per un istante immagino di esserci sfiorate, mentre provavo una maglietta con gli angioletti Nicoletta passava guardandosi allo specchio. Ed è su questo elemento che la mia attenzione torna nuovamente al presente perché Nicoletta mi accompagna a vedere la sua nuova collezione: una serie di specchi di ogni foggia e natura, ognuno contiene un concetto ma la parte più bella sei tu, è questo che mi dice sorridendo. Lo specchio serve per guardarci, non solo in superficie ma anche dentro. Mentre mi osservo, nella girandola caleidoscopica d innumerevoli me, mi torna in mente una frase di Plotino che diceva pressappoco così “L’anima è lo specchio che crea le cose materiali riflettendo le idee”. E di idee Nicoletta ne ha avute tante ma ciò che ammiro è la sua capacità di averle sapute realizzare facendole diventare vive, reali, percepibili e condivisibili da ognuno. Prima di salutarmi mi porta in una stanza segreta che si apre alla fine di un dedalo di corridoi e scale seminate di oggetti curiosi. Mi mostra l’allestimento per le poltrone che elabora su commissione; un’altra idea, un altro progetto, un altro modo di interpretare gli oggetti e di lavorarli trasferendo in essi un contenuto unico, da dedicare esclusivamente al destinatario. Nicoletta è una donna che ha avuto, e continua ad avere tutt’ora, una costante spinta alla ricerca e all’innovazione, e lo fa assumendosi il rischio di andare oltre i limiti, così come ha appreso durante il suo percorso.

Saluto Nicoletta e la ringrazio per la chiacchierata. Mentre torno a casa penso al coraggio di andare oltre i limiti, spesso il confine lo imponiamo noi a noi stessi. Le risorse che abbiamo sono innumerevoli e Nicoletta me lo ha dimostrato. Se qualcuno la dipingesse dovrebbe scegliere il giallo dei girasoli e tanti lustrini, uno per ogni sua idea.