Mi era noto il periodo, ricordo bene come mi sentivo mentre navigavo per mettere insieme i pezzi che galleggiavano nella mia mente. Erano giorni calmi. Era l’intermezzo popolato da una vacanza inaspettata, di quelle che nascono solo se il calendario è favorevole, nell’intervallo tra il venticinque aprile e il primo maggio.
Da anni, quando trascorro il periodo che da allora ti appartiene, penso alla tua nascita. Rammento i primi passi, le prime parole messe insieme con timore, le fotografie. Ma quest’anno è diverso, è un anno importante perché, mia cara Ratatuia, guardando nell’archivio dei tuoi contenuti, vedo che la data del primo articolo è il primo maggio di dieci anni fa.
Non avevo scelto con consapevolezza di farti nascere nella data dedicata alla celebrazione del lavoro. Il fatto fu dettato dalle circostanze, da tempi tecnici e da numerose tecnicalità, ma oggi sono felice che il caso (se così vogliamo definirlo) abbia identificato quella data per l’inizio del viaggio. In te leggo un tragitto, partito dalla ricetta della Ratatuia, che rimanda al manifesto, e al mio impegno verso le tue pagine e chi vorrà leggerle, e arriva ai più recenti pensierini. Nelle parole che custodisci vedo i miei passi su una strada che non è stata sempre lineare o pianeggiante, che ha avuto momenti in cui la luce è stata molto debole. Del resto, è così la vita. Negli articoli vedo i miei cambiamenti: nuovi gusti che si mescolano ai vecchi, inversione di priorità, scoperte e meraviglie. L’apprezzamento della meraviglia, che provenga da una nuova ricetta o da un luogo o un libro o un’amicizia o altra miscellanea, c’era e continua ad esserci. L’ho coltivato, è diventato nel tempo parte del mio lavoro, mi fa stare bene e di questo ti ringrazio perché l’ho compreso mettendo in fila le parole sulle tue pagine che ripesco spesso nella mente come si fa con le fotografie.
Immagini che racchiudono il mio sentire, che prendono forma nel giorno singolo ma che restituiscono il senso nell’insieme (infinito) di punti che costruiscono il percorso. Sei testimone del mio cambiamento, di una facoltà propria dell’essere umano, che per compiersi richiede lavoro quindi, mia cara Ratatuia, quale migliore data se non oggi per suggellare la tua nascita?
Nell’immagine: Jeanne Samary in abito scollato, o La Rêverie di Pierre-Augueste Renoir (1877)