Sono capitata per caso in questo luogo ameno nell’entroterra a nord di Antibes. Non è Costa Azzurra perché dista dal mare almeno una trentina di chilometri ed è differente rispetto all’immagine condivisa della mondanità di Cannes o della movida di Juan Les Pins. Non è neppure piena Provenza, certo si sentono alcuni di quei tipici sapori ma siamo distanti dalla terra della lavanda. Non è neppure montagna e Alpi, anche se i colli si intravedono e a pochi chilometri da qui ci sono i primi valichi che promettono vette elevate. Il villaggio mi ha incuriosita e ho speso qui un paio di giorni ad assaporare la commistione tipica di una terra di mezzo. Si può apprezzare nella vegetazione: rigogliosa e verde, figlia del mare e dei monti. La buganvillea e le palme convivono con il pino e il faggio. Si assapora nel cibo: spezie provenzali e magrebine avvolgono piatti di ispirazione mediterranea fatti di pomodoro, melanzana e olio di oliva. Si vive nel clima: il sole caldo brucia come sulla spiaggia ma quando arriva una nuvola a nasconderlo si viene avvolti dal fresco della montagna.
Tourrettes è un borgo medievale arroccato in cui tutto ruota attorno alla calma e alla tranquillità delle attività artigiane. Chi lavora il legno, chi l’argento e chi modella la ceramica. Alcuni producono formaggio e altri si cimentano nella coltivazione e lavorazione della violetta, il fiore simbolo di questo luogo. Tutto qui va lentamente, le persone si prendono i loro tempi: per mangiare, per pensare, per sorridere e, perché no, per giocare alla petanque con gli amici all’ombra di un albero di fico. Mi è servito per rilassarmi, per mollare la presa, quella tipica di una città che ci chiede di restare sempre sull’attenti.