Edda

“Edda, sono Nives. Chiamami che ti devo dire una cosa.”
Viola aveva pigiato cancella sulla segreteria telefonica e si era tolta le scarpe. Posò la borsa dell’ufficio in un angolo, andò in bagno e pensò che avrebbe preparato gli spaghetti al pomodoro. Il sugo era pronto, glielo aveva dato sua suocera e a suo marito piaceva quel sapore di orto che lasciavano i pomodorini freschi.
“Pronto.” Disse Viola rispondendo al telefono fisso.
“Edda, sono Nives.” Disse la signora dall’altra parte.
“Mi dispiace, deve avere sbagliato numero.” Rispose Viola.
“Mi scusi.” Disse la signora congedandosi.
Viola preparò la tavola, mise i calici per il vino. Un bicchiere di bianco fresco, ne aveva voglia, giusto un goccio per lasciare lontano i pensieri della giornata.
“Tesoro.” Disse Tommaso mentre si chiudeva la porta alle spalle.
“Sono in cucina.” Rispose Viola.
Tommaso la raggiunse e le diede un bacio sul collo.
“Ho bisogno di una doccia, faccio in tempo?” Le chiese.
Viola disse di sì, l’acqua stava per bollire e il sugo era caldo.
“Pronto.” Viola aveva riconosciuto il numero.
“Edda.”
“Signora mi dispiace ma io credo che lei abbia un numero sbagliato. Me lo vuole ripetere?” Disse Viola.
“Nove, due, tre, no anzi quattro.”
“Signora è lì che sbaglia, questo è il due nove. Provi a rifare il numero.”
“Mi scusi. Non volevo disturbare. Su questa rubrica non leggo bene. Grazie ancora, riprovo.”
Viola buttò la pasta e mescolò. Prese un’insalatiera e aprì il frigorifero per prendere una busta.
Il telefono squillò e Viola decise di lasciare andare la segreteria.
“Edda, rispondimi sono Nives. Ti ho cercato già tre volte, devo dirti una cosa.”
“Chi era al telefono?” Chiese Tommaso.
“Una signora che cerca Edda, sbaglia numero, le ho parlato poco fa. Deve avere invertito qualche cifra e chiama noi per errore.” Disse Viola.
“Edda. Un bel nome. A te piace?” Chiese Tommaso.
“Antico. Ha un bel suono.”
“Potremmo chiamare così nostra figlia.” Disse lui.
Viola lo guardò sorridendo e si mise una mano sul ventre.
Il telefono squillò di nuovo, Tommaso rispose.
“Pronto signora, ci deve essere un errore. Ha già parlato con mia moglie.”
“Ho bisogno di parlare con Edda.” Disse la signora.
“Capisco ma questo è un altro numero. Mi ripeta di nuovo il numero di Edda. Anzi, provo a chiamare Edda e le dico di chiamarla. Mi lasci il numero.”
“Edda.” Ripeteva la signora.
Tommaso ascoltò e convinse la signora a ripetere il numero di Edda.
“A tavola.” Disse Viola.
“Chiamo Edda.” Disse Tommaso.
“Gli spaghetti si raffreddano.” Disse Viola.
“Tre minuti.” Disse Tommaso.
Si sedettero vicini sul divano. Lui accese il viva voce e fece il numero di Edda, era diverso dal loro, non poteva esserci un errore.
“Edda.” Dall’altra parte rispose una donna.
Viola riconobbe la voce e prese la cornetta.
“Buonasera Nives mi cercavi?”
“Finalmente Edda. Volevo dirti che il corredo è pronto. Ho finito di cucire l’altra sera, è venuto bene, ci ho messo le cifre come piace a te. Adesso ti puoi sposare.”
“Grazie.” Disse Viola. Poi sentì una voce accanto a quella di Nives, le chiedeva con chi stesse parlando.
“Edda.” Aveva risposto Nives.
Ci furono dei rumori e poi qualcuno riappese il ricevitore. Viola e Tommaso si guardarono e lui disse che gli spaghetti stavano diventando troppo freddi.

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