A volte l’emozione arriva improvvisa come un secchio d’acqua che cade da una finestra mentre si passeggia con tranquillità. Parlo di un momento in cui si è assorti nei propri pensieri e si viene distratti da qualcosa che in apparenza non c’entra ma che in realtà scopriamo essere il fulcro del nostro pensiero. È come per un investigatore che esamina ripetutamente gli indizi per scovare il colpevole e, proprio quando sembra che nulla combaci, eccolo lì: il mistero è risolto. In quel preciso momento, quando risolviamo il nostro personale mistero, desideriamo gridarlo a tutti, vorremmo correre da un amico e spiegargli che cosa è appena accaduto. Poi ci fermiamo e capiamo che non sarebbe più la stessa cosa. Dire quell’emozione ne farebbe perdere l’efficacia perché l’altro non sarebbe in grado di apprezzare il valore singolare che ha per noi. Per me è così, preferisco custodire quel piccolo segreto e tornare ogni tanto a leggerlo dentro di me, controllare che sia lì e segnarlo come un promemoria per non dimenticare che è possibile andare oltre.