Ho incontrato Federico Bonaconza a casa sua, era una serata tra amici, di quelle con le lunghe tavolate imbandite, bicchieri di vino e tanta allegria. Sono stata conquistata dagli gnocchi con il tartufo, un piatto semplice all’apparenza ma che si rivela pieno di mistero al gusto. Ho capito in quel momento che Federico cucina per gli altri, non per soddisfare una sua vanità ma per dare qualcosa che possa essere ricordato. Lui stesso me l’ha confermato dopo poco, dicendomi che “Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo facendo da mangiare.” Gli ho chiesto la ricetta degli gnocchi ma, come in genere accade con gli chef, è stato molto vago. Mi ha dato qualche indizio, dicendomi per esempio che non aveva utilizzato le patate, ma poi non ha voluto scendere nei particolari. Era come se volesse stimolarmi a provarci, a sperimentare per vedere che risultato avrei potuto ottenere. Gli ho promesso che ci proverò. Dagli gnocchi abbiamo spaziato verso altri ingredienti e ci siamo confrontati sul significato del cucinare, da questo è nata la nostra conversazione.