Ho visto con piacere questo film che ha un sapore vintage e retrò; dal punto di vista stilistico l’ho trovato delizioso: un film in bianco e nero che riesce a coinvolgere e che trasmette una fedele fotografia di un’epoca lontana. La storia è coinvolgente, lascia diversi spazi all’interpretazione e non è per niente scontata. Si gustano le scene, una dopo l’altra, e si fanno ipotesi su che cosa sia realmente accaduto fra due militari che si sono incontrati al fronte. Poi il mistero si dipana e ciò che emerge è il perdono. Esiste una forte necessità di ottenere il perdono da parte di uno dei protagonisti, questo diventa l’unica ragione di vita fino al punto di immaginare di rinunciare a vivere se non si ottiene il compenso desiderato. Dall’altra parte c’è chi deve perdonare che è alle prese con un grande conflitto e, per trovare un giusto equilibrio, decide anche di mentire. Alla fine ci si chiede che cosa fosse davvero importante per i protagonisti. Il tema del perdono e del raggiungimento della pace interiore non è di facile gestione ma trovo che il regista, François Ozon, abbia trovato un ottimo modo per darci l’occasione di parlarne.