Scelgo Woody Allen a scatola chiusa, non leggo recensioni, non voglio sentire commenti, non ascolto gli amici, vado al cinema e lo guardo facendomi un’opinione in prima persona, senza condizionamenti di chi è pro e di chi è contro.
Ho trovato questo film semplicemente delizioso. Ci sono ironia e sagacia, capacità di prendersi in giro sulle ore, ormai non più quantificabili, di psicoanalisi. C’è romanticismo. Ci viene aperta una finestra sui classici (il nome Gatsby del protagonista non è un caso) della letteratura, della musica e dell’arte. Con grande leggerezza veniamo condotti a passeggio per una meravigliosa città che sa essere avvolgente anche durante una giornata di pioggia. Ci sono i rapporti fra le persone, le convenzioni sociali e la verità del proprio sentire. All’uscita del cinema mi sono trovata più allegra e piena di speranza al punto da vedere con occhi diversi anche le giornate di pioggia che rendono spesso caotica la mia Milano.
Una nota speciale per il protagonista Timothée Chalamet che avevo già visto in “Chiamami col tuo nome”, e che ho trovato bravissimo e ideale per questo ruolo.
New York
Synecdoche, New York: vivere o lasciarsi vivere?
Questo film, scritto e diretto da Charlie Kaufman, è del 2008 ma in Italia è uscito solo questa settimana per motivi sembra legati ai diritti. Forse l’avere aspettato è un bene perché si tratta di un film molto complesso e ricchissimo di spunti e di messaggi difficili da comprendere anche oggi. Ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte all’opera di un’artista molto innovativo che, essendo più avanti rispetto al tempo in cui vive, difficilmente riesce a trasferire ciò che desidera ad un pubblico che spesso è un passo indietro. Il regista ci mostra un mondo surreale in cui molto di quello che vediamo vive solo nella mente del protagonista che è un regista a sua volta e si chiama Caden Cotard. Nella mente di Caden albergano tante paure, quelle dell’uomo di oggi: paura dei propri sentimenti, della solitudine, di agire, del tempo che passa, della morte. Il rischio è che queste paure prendano il sopravvento e lascino l’uomo atterrito impedendogli di vivere fino in fondo ciò che invece c’è di buono in ogni giorno. Questo è il messaggio che ho colto io ma sono sicura che ognuno potrà cogliere il suo.
Il film è bello ma può essere angosciante, da vedere in uno stato emotivo stabile.