Da tempo non partecipavo a una festa. Fino ad un paio di anni fa c’era un gruppo di amici che ne organizzava almeno una al mese se non di più. Mi riferisco a quelle feste in casa, quando si ha un bello spazio accogliente da mettere a disposizione. Abitazioni alla moda, pronte a ospitare anche cinquanta persone senza correre il rischio di scontrarsi gli uni con gli altri. A Milano è un classico del sabato sera, un’alternativa ai locali caotici e pieni di persone troppo giovani. Voglia di divertirsi con persone che già conosci e con gente nuova, possibilità di chiacchierare in un angolo o di scatenarsi a ballare. L’altra sera è tornato il momento di una festa. Quel gruppo di amici si è ritrovato di nuovo dopo tempo, dopo i divorzi, le storie finite male, la crisi del lavoro, l’impresa in difficoltà, i cambi temporanei di città.
Dopo tutto questo qualcuno ha avuto la forza di organizzare una festa e di regalare ai partecipanti una serata leggera in cui ridere e scherzare. Oltre alla serata piacevole in sé, c’è stata una bellissima sorpresa. Mi aggiravo per la casa, salutavo le persone che non vedevo da un po’, cercavo di capire se ci fossero state novità importanti e a un certo punto ho sentito una musica. Non era la canzone ma il modo di mixare, ho riconosciuto quel modo, mi sembrava impossibile e invece era così. Mi sono diretta alla consolle e ho riconosciuto quell’amico che aveva smesso di frequentare il gruppo per motivi futili e poco importanti, forse un litigio banale, non ricordo neanche più il perché. Non m’interessava sapere chi aveva fatto il primo passo, non volevo i dettagli. Ho abbracciato l’amico e sono stata felice di sentire che l’amicizia aveva vinto.