Ho avuto l’occasione di passeggiare negli spazi dei Frigoriferi Milanesi. Era sera e i locali erano vuoti. Chi mi ha accompagnato mi guidava alla scoperta delle storie che possono raccontare quegli spazi. Prima al buio, dove ho visto le ombre alimentate dai giochi delle luci che filtravano dai vetri. Poi con la torcia dove ho visto l’inquadratura della maniglia di una porta che faceva l’inchino come se fosse su un palco. Alla fine la luce; la stanza illuminata senza più veli sotto cui nascondersi. A quel punto sono uscita e mi hanno accompagnato verso una scala e lì ho incontrato tante parole.
Un’installazione di parole che si arrampicavano verso il soffitto e non ho mai avuto così tanta voglia di salire, su fino in alto per leggere e sentire quelle parole: percorso, speranza, attesa, mutare, amicizia, ricerca. Tutte in fila, l’una dopo l’altra come a dovermi raccontare una storia, la mia, quella che ho scelto. Così ora avrò un’immagine da tenere con me e sarà fatta di parole che hanno preso forma e sono diventate vive.
L’esperienza che ho raccontato è stata fatta nell’ambito di uno dei laboratori artistici organizzati dai Frigoriferi Milanesi.