Figlitudine

Mia nonna possedeva la saggezza dei detti popolari, era in grado di individuare la frase giusta in base alle situazioni, metteva insieme poche parole e riusciva a dare una sintesi esplicativa della ragione di ciò che stava accadendo. La forza della sapienza era accresciuta dal dialetto e dalla tradizione orale, niente veniva scritto e tutto era tramandato a voce, in quelle sentenze dialettali comprese solo dalla popolazione locale che condivideva il linguaggio.
Molte di quelle frasi restano scolpite nella mia memoria e confesso che vado a recuperarle in certe occasioni, diventano una sorta di promemoria che mi aiuta a definire un’emozione, quattro o cinque parole che racchiudono il tutto e riassumono discorsi che rischierebbero di assumere la sembianza di circoli tortuosi, incapaci di restituire il risultato atteso.
“Da una civetta non nasce un canarino.” Questa è una delle frasi di mia nonna. È un’ovvietà, qualcuno potrebbe sorridere e non trovare niente dietro a questa sentenza.
A me è servita per capire che siamo figli dei nostri genitori. Il tempo passa, ne trascorriamo meno insieme a loro, diventiamo autonomi e conduciamo la nostra vita. Spesso ci dissociamo, ci diciamo che siamo diversi, ce lo siamo promessi sul finire dell’adolescenza, poi capita che ci guardiamo, ci ascoltiamo e ci riconosciamo. Vediamo dei tratti univoci, intersezioni di due insiemi, non nell’apparenza, non nelle sembianze o nei gesti, o nei pensieri; vediamo aree comuni nell’attitudine. Seppure distanti, su cammini che sembrano antitetici, si trovano punti che sono necessariamente il risultato di essere figli di colui che hai di fronte. Penso alla spensieratezza, all’innato ottimismo, alla capacità di inseguire la leggerezza, al coraggio di affrontare con dignità le situazioni più difficili; tutto questo lo inseguo da tempo e lo ricerco per me stessa, poi l’ho riconosciuto in mio padre, come tessere di un puzzle sono stata in grado di comporle per restituire un’immagine. Ambiti diversi, differente applicazione ma unica sostanza. Tratti univoci di figlitudine.

Nell’immagine un fotogramma del Film “Padri e Figli” di Mario Monicelli (1957).

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