La nuova routine

Conosco un padre che dormiva a casa non più di due notti durante una settimana in cui prendeva almeno cinque voli; accanto a lui viveva una madre che rientrava troppo tardi per preparare la cena. Il bambino aveva mangiato insieme alla tata, che gli aveva fatto lavare i denti e gli aveva infilato il pigiama. Dieci minuti di coccole nel lettino e poi la luce veniva spenta. Conosco una giovane coppia che aveva deciso di prendere casa fuori città e si svegliava ogni mattina all’alba per recarsi al lavoro; la sera tornavano stremati da una giornata faticosa e spesso la cena era un pasto congelato. Poco tempo per parlare, per progettare, per amarsi. Conosco un figlio adolescente che si chiudeva in camera sua e che intimava ai genitori di lasciarlo in pace. Questo accadeva fino a un mese fa, o poco più. Oggi quel padre e quella madre stanno a casa tutti i giorni e tutte le notti. Al mattino c’è la scuola e al pomeriggio si fanno i compiti, si fa un giorno a testa: lunedì e mercoledì il maestro è papà, martedì e giovedì ci pensa mamma. Non è semplice condividere gli spazi, durante lo smart working bisogna fare attenzione ai rumori intorno e a chi passa sullo sfondo; al supermercato ci si va ogni dieci giorni e si fa a testa o croce.
La giovane coppia può dormire un po’ di più al mattino, si prende il tempo necessario per la colazione, il pranzo si prepara a turno mentre per la cena ci pensa lei, ha imparato a cucinare grazie ai tutorial online e ha scoperto che le piace. La sera c’è più tempo per parlare e per amarsi.
L’adolescente ha deciso che può essere utile, si copre il naso e la bocca con la bandana e fa le commissioni per le persone anziane del suo palazzo. Siede a tavola con la famiglia sia per il pranzo che per la cena e spesso si intrattiene a chiacchierare mentre la madre riordina la cucina. Ogni tanto serve il caffè a suo padre che preferisce berlo in soggiorno, mentre legge il giornale.
È tutto strano, è diverso. Se ce lo avessero raccontato ne saremmo rimasti sbigottiti, avremmo pensato alla fantascienza e invece siamo noi. Cambiamo le nostre abitudini, ci stringiamo nel nostro nucleo e ci sentiamo al sicuro. Forse ci manca il momento di evasione, ci sentiamo privati di una socialità completa, di un alimento che si raccoglie fuori e si porta dentro. Tornerà quel tempo, ne sono sicura, ma sarà un tempo nuovo che avrà un gusto diverso e lo assaporeremo con sentire differente.

Nell’immagine un’opera di Edgar Degas.

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