Cambiare

Cambiare pelle

“Voglio vivere con lentezza.” Lo dichiara la mia amica V. mentre mi esprime la sua difficoltà a riprendere il ritmo di prima.
Fa la libera professionista e ha deciso di accettare meno clienti.
“Ci guadagno in vita.” Continua V. mentre beviamo un caffè da asporto nella caffetteria vicino a casa.
Non lo avevamo mai fatto. Ci frequentiamo da anni, abitiamo a pochi metri ma non avevamo mai pensato di incontrarci al mattino per il caffè. Senza le trasferte sembra che ci sia più tempo, inizio prima del solito ma c’è una fascia oraria, quella che va dalle otto alle nove, in cui posso passeggiare e fermarmi a prendere un caffè in compagnia. Stiamo in piedi, l’una di fronte all’altra con il bicchierino in mano, la ragazza esce e ci invita a sedere su due sedie azzurre che il locale ha posizionato sul marciapiede, è una novità perché quel posto non ha mai avuto un dehors. Sorseggiamo a debita distanza, l’una accanto all’altra, mentre guardiamo la vetrina del negozio di fronte, c’è una gonna che non va più bene per questa stagione. Il posto è chiuso e non sembra che aprirà nel breve periodo, ricordiamo il vestito verde che V. aveva preso la scorsa estate in occasione dei saldi, perché quello è un posto dove entriamo solo quando c’è il cinquanta per cento. Parliamo delle vacanze, è difficile fare progetti. Lei passerà qualche giorno nella casa in montagna, è contenta di averla presa nella stessa regione, mi dice che ne aveva discusso ai tempi con suo marito, lui insisteva per una località che si trova in Piemonte e lei sorride mentre rimarca che le donne hanno un sesto senso per certe decisioni. Le dico che non ho piani, confesso che non mi dispiace l’idea di restare in città, ne potrei approfittare per fare qualche lavoro in casa, quelle cose che rimando da troppo tempo, come ad esempio cambiare il rivestimento dei divani o dipingere di rosso le pareti dell’ingresso. Ci sarebbe anche la libreria da sistemare, quello richiede una settimana intera. V. mi dice che c’è posto da loro in montagna ma io prendo tempo, le farò sapere, dipende da come si muoverà il lavoro. Ci salutiamo e mentre torno verso casa penso all’invito del mio amico E., mi ha proposto di trascorrere qualche giorno su da lui, è un posto dove non c’è il wi-fi e il telefono non prende, mi ha detto che è possibile incontrare delle vipere mentre si cammina, sostiene che qualcuno abbia trovato la vecchia pelle. Mi ha descritto l’involucro cristallizzato di colore giallastro, ho cercato in rete e ho visto una specie di sacchetto dal quale spunta la testa che, strusciandosi sul terreno, si fa largo per liberarsi da ciò che sembra il budello utilizzato per gli insaccati. La vipera ne esce con una pelle nuova, lucida e variegata. Piacerebbe anche a me. Mi chiedo se la muta doni una sensazione piacevole, me la immagino come quando ci si toglie le scarpe dopo una camminata di qualche chilometro in salita.

Nell’immagine: Donna in camicia di Andrè Derain

La nuova routine

Conosco un padre che dormiva a casa non più di due notti durante una settimana in cui prendeva almeno cinque voli; accanto a lui viveva una madre che rientrava troppo tardi per preparare la cena. Il bambino aveva mangiato insieme alla tata, che gli aveva fatto lavare i denti e gli aveva infilato il pigiama. Dieci minuti di coccole nel lettino e poi la luce veniva spenta. Conosco una giovane coppia che aveva deciso di prendere casa fuori città e si svegliava ogni mattina all’alba per recarsi al lavoro; la sera tornavano stremati da una giornata faticosa e spesso la cena era un pasto congelato. Poco tempo per parlare, per progettare, per amarsi. Conosco un figlio adolescente che si chiudeva in camera sua e che intimava ai genitori di lasciarlo in pace. Questo accadeva fino a un mese fa, o poco più. Oggi quel padre e quella madre stanno a casa tutti i giorni e tutte le notti. Al mattino c’è la scuola e al pomeriggio si fanno i compiti, si fa un giorno a testa: lunedì e mercoledì il maestro è papà, martedì e giovedì ci pensa mamma. Non è semplice condividere gli spazi, durante lo smart working bisogna fare attenzione ai rumori intorno e a chi passa sullo sfondo; al supermercato ci si va ogni dieci giorni e si fa a testa o croce.
La giovane coppia può dormire un po’ di più al mattino, si prende il tempo necessario per la colazione, il pranzo si prepara a turno mentre per la cena ci pensa lei, ha imparato a cucinare grazie ai tutorial online e ha scoperto che le piace. La sera c’è più tempo per parlare e per amarsi.
L’adolescente ha deciso che può essere utile, si copre il naso e la bocca con la bandana e fa le commissioni per le persone anziane del suo palazzo. Siede a tavola con la famiglia sia per il pranzo che per la cena e spesso si intrattiene a chiacchierare mentre la madre riordina la cucina. Ogni tanto serve il caffè a suo padre che preferisce berlo in soggiorno, mentre legge il giornale.
È tutto strano, è diverso. Se ce lo avessero raccontato ne saremmo rimasti sbigottiti, avremmo pensato alla fantascienza e invece siamo noi. Cambiamo le nostre abitudini, ci stringiamo nel nostro nucleo e ci sentiamo al sicuro. Forse ci manca il momento di evasione, ci sentiamo privati di una socialità completa, di un alimento che si raccoglie fuori e si porta dentro. Tornerà quel tempo, ne sono sicura, ma sarà un tempo nuovo che avrà un gusto diverso e lo assaporeremo con sentire differente.

Nell’immagine un’opera di Edgar Degas.