Filososo

La leggerezza

La mente è una strana compagna. È curiosa, ti fa domande e ti spinge a tornare con frequenza su certi punti che hai sfiorato, a volte un po’ per caso. Io li chiamo post-it perché è così che me lo immagino: un foglietto colorato con qualche parola appuntata come promemoria. Li utilizzo spesso per ricordare, me li attacco sul computer e ci scrivo le scadenze da rispettare, le email da inviare e le telefonate che devo fare. Capita che un post-it resti nella mia mente e che sia necessario dare seguito a quello che c’è scritto. Ultimamente c’è stato un insistente riferimento alla leggerezza. Una parola a cui attribuivo un semplice significato, quello più funzionale legato alla limitatezza del peso di ciò che s’intende leggero. In modo estensivo avevo pensato a qualcosa che mostra agilità o, avvalendomi di un senso comune, ciò che può essere frivolo e forse futile. Quel post-it restava lì e mi ha costretta ad andare oltre. Ho ripreso le “Lezioni americane” di Italo Calvino e ho trovato la leggerezza. Nella prima lezione, attraverso citazioni di grandi scrittori, poeti e filosofi, l’autore dipinge il concetto; ci restituisce il senso che lui stesso ha trovato in questa definizione. La sua dissertazione è meravigliosa, attrae e rapisce il lettore; non ho intenzione di riportarla qui poiché non sarei in grado e credo sia giusto attingere alla fonte per chi è interessato. Mi limiterò a condividere la mia riflessione, ciò che mi ha lasciato e mi ha permesso di rispondere al post-it della mia mente.
La leggerezza è la capacità di togliere pesantezza; l’abilità di esporre la gravosità di ciò che ci circonda utilizzando una differente prospettiva. Bisogna mettersi al di sopra della drammaticità del mondo e per farlo è necessario avere leggerezza nel cuore, avere superato le proprie insidie interiori e trovare un punto fuori, un angolo per osservare e descrivere con semplicità e con il desiderio di alleggerire coloro che il peso lo sentono ancora.

Calvino ci regala un’immagine: “…l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite.”

In questa descrizione trovo la consapevolezza, uno sprone a conoscersi e ad alleggerire il cuore, e credo che possa valere non solo per la scrittura, e per chi desidera cimentarsi in quest’arte, ma anche per la quotidianità di ognuno nell’interazione con l’altro. Quante opportunità abbiamo ogni giorno di essere portatori di leggerezza?

Nell’immagine: L’Etoile di Edgar Degas (1878)

La bellezza

BellezzaHo letto un brano del filosofo Umberto Galimberti [fonte: D di Repubblica, anno 19 n° 908 del 27 settembre 2014] che mi ha fatto riflettere sulla bellezza, un tema insidioso, che può essere colto con superficialità se ci si ferma all’apparenza delle cose e non si ha il coraggio di scavare.

Galimberti dice: “[…] Per cogliere la bellezza di un’esistenza non bastano le fattezze del corpo, perché queste si modificano in base allo stile della nostra vita. Ci sono esistenze che non esprimono nulla perché assopite nella bellezza avuta in dono dalla natura, così come ci sono esistenze piene di forza e di vita che affascinano per quanto sanno esprimere […]. La bellezza infatti è tale solo se trascende se stessa e rinvia a qualcosa di segreto, al di là della forma […].”

Sarebbe facile parlare di bellezza interiore. È semplice riportare le frasi fatte che si dicono agli adolescenti mentre vivono quei periodi di mutazione che spesso li rendono esteticamente terribili e soggetti alla derisione dei loro pari. È normale che una persona in divenire, come accade a chi sta crescendo, possa essere non bella. Va però detto che non si tratta di una condizione perpetua ma di uno stato momentaneo che potrà cambiare. Il senso che colgo nelle parole del filosofo è più profondo e mi fa pensare al percorso che ogni persona può fare per trovare quella serenità che è il risultato di ciò che si desidera essere. La bellezza in questo senso è la manifestazione dell’equilibrio interiore di un individuo, la conquista fatta attraverso la consapevolezza, la luce ritrovata che viene fatta brillare dentro e fuori. Una luce che attrae gli altri, che scalda e che fa sentire al sicuro. Questa è la bellezza che troviamo nel prossimo, sentiamo che c’è armonia. Si tratta di note che vengono suonate con una melodia che ci coinvolge e ci fa stare bene, siamo in sintonia. L’altro ci appare bello e la sua gradevolezza estetica è la manifestazione di un meraviglioso concerto interiore.

Nell’immagine: Nascita di Venere (particolare), Sandro Botticelli. Galleria degli Uffizi, Firenze.