Quanto tempo utilizziamo per ascoltarci? Poco. Passiamo tanto tempo a pensare al nostro turbamento, a dirci che non stiamo bene, che siamo insoddisfatti, che le cose non vanno come dovrebbero ma non ci chiediamo il perché. Se riuscissimo a entrare in contatto con il nostro intimo più profondo troveremmo le risposte, spesso la risposta è legata a ciò che davvero vogliamo. Lo sappiamo? Conosciamo quello che desideriamo? Semplice a dirsi e altrettanto difficile a farsi. Lo so ma so anche che quando si conosce quel desiderio interiore e si ha di fronte l’immagine di ciò che ci può rendere felici allora si è già un po’ felici, si trova la pace, si ha un senso di serenità consolatorio che è figlio della consapevolezza di essere sulla strada giusta.
Interiore
Specchiarsi nell’altro
Sono incappata in una citazione che mi ha fatto riflettere.
Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi.
L’ha detto Carl Gustav Jung e, personalmente, l’ho sperimentato. Una frase detta da una persona su un tema qualsiasi ci infiamma, ci porta a sentire l’ira e il desiderio di dire no, non si fa così, ti sbagli. E non si tratta di avere differenti opinioni, è cosa diversa. Si tratta di un atteggiamento: l’essere in ritardo (o anticipo) cronico a un appuntamento; l’ordine o il disordine che caratterizza una persona; la serietà con cui affronta un argomento o un compito; e altro ancora. Atteggiamenti, modi di prendere la vita e di reagire alle situazioni che sono, apparentemente, distanti da noi e ci possono irritare. Questo senso di fastidio nasce da una sorta di risonanza che ci fa entrare in contatto con l’altro e ci spinge a guardarci come se fossimo allo specchio. Se cogliamo lo spunto, ascoltiamo quel fastidio, lo analizziamo fino in fondo, possiamo capire qualcosa in più di noi. L’opportunità che ci si presenta è di fare un passo in più nella scoperta di quei meandri nascosti dentro di noi che fatichiamo a svelare ma che servono per crescere.
Nell’immagine: Decalcomania di René Magritte, 1966