Il mio pianista suona e oggi vorrei che non smettesse. Se lui continua a suonare penso che tutto sia normale; una serata come tante in cui le sue note accompagnano le mie letture, i miei pensieri e la preparazione della giornata che si sta per affacciare.
Mio caro pianista, non ti conosco. Abiti al terzo piano? O forse sei nello stabile attiguo? Sono anni che ti sento ma non ti avevo ancora dedicato la giusta attenzione, a volte mi hai infastidita, spesso ti ho considerato una fonte di distrazione, qualche cosa da scacciare come una mosca che viene a molestare la mia tranquillità. Oggi ti chiedo di continuare il tuo concerto. Immagino le tue dita che corrono veloci e riempiono i nostri silenzi, creano una connessione, una nota dopo l’altra, compongono armonia.
Chiudo gli occhi e vedo tutti noi, nella città, in tutto il Paese, in Europa e nel mondo; sogno tante persone chiuse nelle loro abitazioni che hanno un unico pensiero e vorrei che ognuno diventasse una nota. Vorrei che tutti potessero partecipare a questo grande concerto di musica meravigliosa, vorrei che quel pensiero unico, che tutti hanno, fosse orientato alla bellezza, al sorriso, alla gioia.
Ci sono pensieri di spavento e di dolore, fanno parte della nostra quotidianità ed è necessario accettarli, ma ci è data l’opportunità di guardare al resto. Possiamo osservare ciò che cambia intorno a noi, abbiamo l’occasione per essere unione, per abbandonare i moti di rabbia, l’arroganza, la prevaricazione. Possiamo stare nella stessa vibrazione, nell’onda della musica. Caro pianista, per favore continua, insisti, premi sui tasti e suona con fermezza.
Io ho scelto la mia nota e sono sicura che tanti altri sentiranno dentro la loro.
Unione
Accelerazione
Penso con ammirazione a quegli studenti che decidono di comprimere due anni di scuola in uno solo. Non ho mai provato, non so che cosa significhi ma immagino che sia previsto un doppio lavoro, dato dalla necessità di apprendere più cose in un tempo minore. In fisica si parla della variazione della velocità nell’unità di tempo, capita quando c’è bisogno di arrivare prima, si pigia sull’acceleratore o si inizia a correre. L’ultima settimana è stata caratterizzata, almeno per me, da questa necessità. Ho dovuto imparare a gestire il lavoro da casa, e a governarne i ritmi spesso incontrollati; mi sono abituata a restare chiusa fra le mie quattro mura trasformando in un evento il portare la spazzatura nel cortile. Sono uscita per andare a fare la spesa, dopo avere compilato l’autocertificazione e mi sono detta che quel viaggio, di circa duecento metri, richiedeva più documenti di un volo intercontinentale. Facciamo quello che serve, ho pensato, andiamo avanti facendo la nostra parte per uscire il prima possibile da questa situazione. Poi sono arrivati gli amici e mi sono resa conto che si accelera anche con loro. La consapevolezza di non potersi vedere aumenta la voglia di vedersi e succede che, se prima alcuni li vedevi una volta al mese, adesso li vedi ogni giorno. Ci si industria con piattaforme di condivisione virtuale e proliferano le iniziative di aperitivi, tisane condivise, momenti dedicati alla pausa caffè. Succede a me qui a Milano ma succede ovunque, in tutta la nostra meravigliosa Penisola. Siamo esseri sociali, siamo persone che vogliono stare vicine, abbiamo bisogno di sentirci, e il telefono non basta più. Ci dobbiamo vedere, abbiamo voglia di intervallare le nostre solitudini casalinghe con momenti conviviali che ci accomunano. Qualcuno ha un moto di positività, altri sono più guardinghi, vivono con timore questo momento e cercano conforto nelle parole dell’amico. In pochi giorni ho imparato che l’unione è forza, l’unione è vita, stare insieme (seppure virtualmente) scatena un’energia positiva che alimenta tutti. È come se ci fosse un vento forte, qualcosa di così potente da farci cadere per terra, se ci leghiamo insieme con una corda diventiamo più pesanti. Possiamo incrementare la massa e, aumentando la nostra velocità, insieme al nostro moto di cambiamento, arrivare a produrre una maggiore energia, un bene comune da dividere con tutti.
Nell’immagine: Bambina che corre sul balcone, Giacomo Balla.