Il contesto. I tortelli di zucca sono stati la mia madeleine. Come diceva Marcel Proust esiste una memoria involontaria, o spontanea, che, sollecitata da una casuale sensazione, ci rituffa nel passato permettendoci di sentire con contemporaneità quel passato. Nei suoi scritti Proust sostiene che catturando il valore assoluto di un ricordo abbandonato, quindi non sollecitato volontariamente, possiamo vincere sul tempo, diventando capaci di recuperare quel tempo, azzerandolo, e andando così oltre la materia e la mortalità. La madeleine fu per lui lo strumento per ritrovare quel ricordo abbandonato cogliendo così l’occasione per elaborarlo, sentirlo, conoscerlo e, contemporaneamente, per conoscere una parte di sé, della propria essenza, fuori dal tempo.
Ho ritrovato un ricordo abbandonato l’anno scorso, proprio in questo periodo, grazie ai tortelli di zucca che preparai con la ricetta della mia cara nonna. Ci ho riprovato anche ieri e confesso che, con l’esperienza, la ricetta è diventata ancora più buona. Non sono riuscita a trovare altri ricordi abbandonati, quelli che mi tornano alla mente sono tutti volontari e lasciano spazio a un po’ di nostalgia e a tanta tenerezza. Mi piace però l’idea di potere evocare quei ricordi preparando un paio di ricette dedicate alla zucca (rigorosamente mantovana): il risotto alla zucca e i tortelli di zucca.