Trovo che uno degli aspetti più misteriosi di Milano siano i cortili dei palazzi. Solitamente vengono nascosti gelosamente dietro a portoni di legno che segnano il passo dei pedoni sui marciapiedi. Ci sono però dei momenti, in genere la mattina presto, in cui i portinai decidono di condividere anche con gli altri il piacere di quei luoghi interni. È come se si fossero messi d’accordo, c’è un orario fra le otto e mezzogiorno in cui ogni custode decide di lasciare aperto il grande portone e se capita di passare lì davanti si può godere di una meravigliosa vista. Una mattina di agosto, quando la città è ormai vuota e non c’è quasi più nessuno che entra ed esce dalle abitazioni, ho passeggiato per vedere che cosa ci fosse al di là, quale fosse il gioiello a cui ogni custode fa la guardia. Insieme all’architettura, nella maggior parte dei casi ricca di elementi tipici dei primi del novecento, mi hanno incantata gli eleganti cancelli in ferro battuto e il verde rigoglioso che avvolge gli androni e arricchisce il panorama di coloro che abitano e guardano dalle finestre interne.
I cancelli sono ricchi d’intarsi, non ce n’è uno uguale all’altro, sono il frutto di un lavoro artigianale fatto con dovizia e passione. Non sono un segno di sbarramento ma hanno più l’intento di essere un ornamento, di volere proteggere con grazia la vita privata di chi vi abita.
Il verde è ricco e denota la cura di chi se ne occupa. È una sorta di regalo per chi torna da una giornata nel traffico e merita di rallentare, di ritrovare un contatto con la natura seppure per poco, in modo quasi distratto. Il verde è lì, pronto per essere apprezzato da chi lo desidera e ne ha bisogno.