Cucina

Il sapore

“Cucinare è prendersi cura.” Me lo ha detto il mio amico E. quando gli ho raccontato l’ultima ricetta che avevo elaborato. Mi sono interrogata sul mio desiderio di cucinare, ho pensato ai piatti che ho voglia di preparare e di gustare. Ho compreso che ci sono due momenti differenti: quello del ricordo e quello della scoperta.
Il ricordo è ricerca di sapori famigliari, attraverso una ricetta ereditata da mia nonna ritorno a indugiare nella mia infanzia. Mentre cucino ritrovo gli spazi della sua grande casa, i profumi delle mattine d’estate, rivedo i suoi capelli grigi ondulati e l’immancabile rossetto rosso sulle labbra. Quando assaporo sento il suo abbraccio. Non è semplice arrivare al suo sapore, è un costante avvicinamento. Cucino, assaggio e mi dico che manca ancora qualcosa, mi do appuntamento alla volta successiva e ci riprovo. Mi convinco che fosse meglio il risultato precedente e programmo di tentare di nuovo. Vorrei farlo in una sera d’inverno, vorrei che ci fosse una stufa a legna, come quella che aveva lei.
Poi arriva il giorno della scoperta, penso a un ingrediente e immagino quale sia il modo migliore per catturare il suo gusto. Penso agli abbinamenti, mi chiedo con che cosa potrà trovarsi in armonia. Nasce una ricetta, sono in un ambiente nuovo, che posso scoprire attraverso quel sapore creato da me. Mi riconosco.
Che sia ricordo o scoperta, amo condividere i miei sapori con le persone a cui voglio bene. Mentre preparo un piatto per gli altri, spero che possano alimentarsi, che quel gusto a me caro possa arricchire i loro palati con emozioni e desiderio di esplorare.
Cucinare è come affrontare un viaggio, mi affido ai sensi e inizio il cammino, posso scegliere una nuova meta o andare verso un posto che conosco. Sarà in ogni caso una scoperta perché io sarò cambiata, e nel progressivo avvicinamento al sapore famigliare troverò il punto che è diventato per me ragione, mentre nel nuovo sapore incontrerò un gusto che alimenterà la mia consapevolezza.
Ripenso all’idea di prendersi cura e credo che la cucina, e la ricerca del sapore, ci aiuti a prenderci cura di noi stessi e degli altri. Così come nel viaggio, anche a tavola la partecipazione è un ingrediente che porta piacere.

Nell’immagine La tavola imbandita, Henri Matisse

Sento: voglia di giapponese

Sento_MilanoQuesto ristorante giapponese esiste da circa quindici anni e da allora la gestione è sempre la stessa. La signora che vi accoglie, e che nel tempo mi ha ripetuto il suo nome ma proprio non riesco a memorizzarlo, è molto gentile e cortese. Il suo atteggiamento può apparire secco e brusco ma è solo una questione di lingua perché la sua dolcezza è davvero grande e si prodiga perché tutto vada per il meglio. Il cibo è ottimo e i prezzi sono molto calmierati, lo consiglio proprio per questo: il rapporto qualità prezzo è eccellente. L’ambiente è molto intimo e discreto, il luogo è piccolo quindi è meglio evitare le giornate del fine settimana perché potrebbe essere troppo affollato, è l’ideale di martedì o mercoledì, serate in cui ci si può godere una cena con un ottimo servizio e tempi di attesa normali. Tra i piatti che consiglio lo Yaki Udon, il migliore che abbia mai mangiato!

Il ristorante si trova in via Eustachi 6 a Milano.