Isola

Metamorfosi

La mia casa è diventata un’isola. Non c’è il mare fuori dalla finestra ma potrei immaginarlo, posso credere di trovare il profondo blu al di là del portone, un oceano che mi ripara e mi protegge. Resto all’interno perché posso vivere in un luogo isolato, in un’area incontaminata. Sono lontana dal mondo ma, allo stesso tempo, vicina e lo lascio entrare grazie alle notizie che sento in televisione. Vedo gli amici e i colleghi attraverso le innumerevoli piattaforme; ho una socialità mediata, si definisce distanziamento, perché sembra che i corpi siano pericolosi. Mantenere le debite distanze non significa interrompere le comunicazioni, che spesso diventano più intense, ma trovare nuove forme per parlarsi. Si perde qualche cosa, è come vedere un film in bianco e nero: si colgono le sfumature di grigio ma lo splendore dei colori viene celato. Siamo tutti racchiusi nella nostra isola, che diventa un bozzolo. Ci prepariamo alla metamorfosi? In natura gli insetti restano chiusi nel loro involucro protettivo per giungere a una trasformazione nella forma e nella struttura, da uno stadio larvale si passa alla fase adulta; diventeremo farfalle? In senso più figurato, parlando dell’uomo, la metamorfosi può riguardare il carattere, la condotta, l’atteggiamento e prelude a un’evoluzione. L’uomo sta evolvendo? Forse è questo il passaggio? La Rinascita di cui si è parlato in occasione della settimana pasquale? Penso all’abitudine. Il tempo passa e ci abituiamo a stare nel nostro bozzolo; fatico a ricordare la vita di prima, le immagini sono lontane. Gli abbracci, le risate, bere dallo stesso bicchiere, sussurrare nell’orecchio, tenersi per mano. Usciremo dal bozzolo in fasi diverse e avremo tempi diversi per abituarci alla nuova vita. E i bambini che nascono adesso? Sono già evoluti? Parte integrante del nuovo scenario? Come sarà il dopo ce lo stiamo chiedendo tutti e, come spesso accade, abbiamo difficoltà ad immaginare la nuova forma perché non è stata ancora vissuta e siamo sguarniti di immagini nel nostro archivio mentale. Io mi lascerò guidare dal sentire, dall’insieme di emozioni che ho raccolto e dalla convinzione di volere intraprendere, con coraggio, la strada del cambiamento.

Nell’immagine: Ballo a Bougival di Pierre-Auguste Renoir

Il senso di un’isola

“L’isola no. Io non ce la farei, mi sentirei troppo isolata.” L’ha detto L. ieri sera durante una cena fra amici.
“Io invece sì. Per sei mesi all’anno, magari tre prima e tre dopo, con una pausa in mezzo.” Ha risposto P.
Sono tornata ai miei venti anni; alla vacanza all’Elba con la mia amica S.
Era pomeriggio, il momento più caldo della giornata e stavamo sdraiate sul divano letto del monolocale che avevamo affittato. G. era con noi e dormiva, io ed S. parlavamo sottovoce. Le persiane verdi erano chiuse e filtravano righe di sole, il necessario per farci intravedere l’espressione dei visi. Era un momento di confidenze, come quelle che Marguerite faceva all’amica nei momenti intimi al collegio di Saigon, prima di uscire con l’amante cinese. Parlavamo del nostro futuro, delle aspirazioni, di ciò che avremmo voluto e S. mi disse:
“Io voglio vivere su un’isola.”
Mi alzai di scatto, le dissi che non aveva senso ciò che diceva, insistei sul fatto che doveva avere ambizioni più serie, non poteva essere quello il futuro che lei immaginava per se stessa.
S. rimase in silenzio. Io andai in bagno e mi preparai per la spiaggia.
Non ne parlammo più. Restammo amiche perché sapevamo di essere diverse e trovavamo in questo un’attrazione che dura ancora oggi, dopo quasi trent’anni.
Sono tornata più volte, nella mia mente, a quell’episodio e nel tempo ho capito.
S. aveva avuto il coraggio di esprimersi, aveva concentrato in quella frase ciò che lei voleva essere. L’isola per lei era il senso della libertà di potersi manifestare, senza maschere, senza pregiudizi. S. oggi non vive su un’isola ma è diventata ciò che voleva quindi ha trovato la sua isola.
Le piace il mare e trascorre le sue vacanze esplorando isole, l’ultima volta è stata a Procida. Le ho chiesto se le fosse piaciuto, mi ha detto di sì e ha ribadito che prima o poi si trasferirà su un’isola.
Le ho parlato dell’episodio dell’Elba, lo ricorda bene, le ho chiesto scusa ma lei sapeva che non era necessario. Sapeva che l’avevo già capita da tempo, anche se non ce l’eravamo ancora detto.