Lavoro

Storie di cambiamento

CambiamentoCambiare il programma della giornata, spostare una riunione e rivedere l’agenda, non sembra difficile. A volte è una scocciatura, si preferirebbe qualcosa di più lineare ma resta un’attività gestibile. Cambiare i programmi della propria serata può creare un piccolo scompenso che però si può superare; un po’ di broncio, una piccola imprecazione e dopo poco non ci si pensa più. Cambiare le proprie amicizie, cambiare casa, lavoro, scuola, marito, compagno…Queste sono invece attività molto impegnative che possono lasciare il segno.
La mia amica S. mi ha raccontato una tecnica interessante che, nel suo caso, ha funzionato. Dice che il segreto è parlare e agire come se quel tipo di cambiamento fosse già in atto. Lei voleva fare l’imprenditrice ma le mancava il coraggio, aveva paura delle responsabilità e per un lungo periodo ha preferito la vita da dipendente in azienda. Un giorno, dopo avere imparato la tecnica, ha cominciato a dire a tutti che lei era un imprenditrice. Ogni occasione era buona per esercitarsi, al supermercato, in coda alle poste, sul treno, appena aveva l’occasione di parlare con qualcuno metteva in evidenza la sua nuova professione e spiava la reazione degli altri. Dopo poco tempo il racconto è diventato realtà e S. è diventata un’imprenditrice. Oggi è felice, ha molto lavoro, le responsabilità sono tante e la burocrazia può essere snervante ma quando guardo S. vedo la gioia dipinta sul suo volto. Sono orgogliosa di  S. perché ha avuto il coraggio di cambiare, ha sentito il desiderio di farlo e si è dedicata al suo progetto. La tecnica di cui mi ha parlato probabilmente è servita per darle il tempo necessario per coltivare il suo coraggio, per farle fare i necessari respiri prima di buttarsi nella sua nuova avventura. In ogni caso S. l’ha fatto e mi piace portarla come esempio perché cambiare fa bene.

La strategia del fare

Strat_FareLa chiacchiera è una grande tentazione. Ci sono persone che amano ascoltarsi e parlano per sentire ripetutamente la loro voce, i discorsi forbiti, le dissertazioni su innumerevoli questioni. Nel tempo ho capito che l’efficacia sta nelle poche parole; concetti chiari e sintetici sono spesso in grado di colpire nel segno trasmettendo a chi si ha di fronte il vero senso di ciò che si vuole comunicare. E dopo subentra l’azione, il fare per mostrare ciò che si è sostenuto, dare un esempio concreto e visibile permette che le parole abbiano consistenza. Nel mondo del lavoro capita quotidianamente di dovere perdere tempo per dire, parlare per sostenere una posizione, mostrare con le parole e non con i fatti. Sembra che le persone abbiano paura di passare ai fatti, forse è così. Mi sono trovata spesso in questa situazione e ho capito che l’uomo ha la tendenza a condurre tutto a ciò che conosce. Se una cosa non è nota, intendo una procedura, una metodologia, un qualche tipo di passaggio nell’ambito di un progetto, si tende a mettere in dubbio la sua fattibilità. Perché? È così difficile provare? L’innovazione nasce così, attraverso la prova, facendo qualche cosa che non si è fatto prima, dando libero sfogo a una semplice intuizione. Agire e fare, magari si sbaglia, forse si dovrà procedere con un secondo tentativo per fare delle correzioni, ma solo così si va avanti. Fermarsi alla chiacchiera condanna alla staticità; ci si ferma in quel punto e si gira a vuoto, come nei vecchi dischi quando la puntina si fermava in un solco del vinile e la strofa della canzone veniva ripetuta all’infinito.